mercoledì 24 dicembre 2008

Abitua la mente a soffrire.

Con questo editoriale vorrei scostarmi un po’ dalla linea generale del blog che, fino ad adesso ed in seguito, è stata e sarà il più oggettiva possibile.

Ma anche chi gestisce questo blog ha una storia da raccontare riguardo al Wushu. Narrarla dal principio sarebbe lungo, noioso ed inadatto quindi mi limiterò a trarne alcune considerazioni (per chi, invece, volesse leggerla tutta può farlo al seguente link - basta che abbia la pazienza di spulciare nei post più vecchi, sono 6 parti in tutto - www.shen.splinder.com).
Nei miei 5 anni di pratica ho abbracciato uno stile particolare del Wushu che è il Tai Chi Chuan. Questo stile, a mio avviso, non conosce vie di mezzo: o lo si ama o lo si odia. Io l’ho amato. L’amo ancora, a dire il vero, benché sia stata costretta ad abbandonare la sua Pratica. Sembra strano parlare di amore riferito ad un’Arte, ma chi Pratica sa bene che non mi sbaglio nell’usare questo termine. Nel tentativo di mantenere una certa oggettività nei post ho solo sfiorato questo lato dell’Arte.
In un precedente editoriale citai le parole di Alfredo Tucci “Se le Arti Marziali hanno qualcosa di diverso è proprio il cuore; se sono qualcosa, sono un cammino con il cuore; se valgono a qualcosa, è perché si praticano con il cuore.”
Il cuore è il motore di tutto insieme alla mente.
Qua in occidente la Pratica non è accompagnata dallo studio della filosofia o dell’Arte della Calligrafia, ma, quantomeno la prima, si apprende con il tempo e senza bisogno di testi. Non stiamo parlando di uno sport, ma di un’Arte e questo comporta anche delle modifiche nello stile di vita. Si modificano il pensiero, l’atteggiamento, gli stati mentali in determinate situazioni, aumenta la conoscenza delle proprie emozioni. Cambia la visione della vita in generale.
Nel raccontare la mia storia scrivevo “Il Tai Chi è un’Arte che ti entra nelle vene, inizi e lo senti scorrere nel sangue come una linfa vitale. Una nuova vita che rinforza le membra. Una nuova visione del mondo. È assecondare le brezze quando pratichi, imitare le foglie, catturare la flessibilità del salice, ma allo stesso tempo essere potenti, sinuosi, letali, come l’acqua. È insegnare alla mente ad essere disciplinata e metodica. È insegnare al corpo a seguire la mente. È praticare fino a portare il corpo, ma non la mente, al limite, allo sfinimento, ma poi trovare la forza di avanzare perché la mente capisce che i limiti sono solo quelli che noi ci imponiamo.” Cuore e mente come connubio vitale nella Pratica. Ed è proprio così, l’Arte entra prepotentemente nelle azioni di tutti i giorni e a distanza di tempo ti accorgi di come tutte le cose vengano mediate da essa e, per una volta, possiamo parlare di mediazione positiva. Inoltre sei disposto a dedicarci del tempo senza alcuna remora e qui mi appello al sostegno di ogni buon Praticante che, più di una volta nella sua vita Marziale (e più di una volta alla settimana), si è ritrovato a rifiutare un invito dicendo “Non posso…ho allenamento”. L’Arte diventa il tuo tutto e in qualità di tutto assume una posizione privilegiata. Un po’ una sorta di Guru a cui chiedere consiglio. Ed ecco il problema: dover abbandonare questo tutto, questo amore incondizionato e puro. Il risvolto della medaglia che si presenta anche in questo frangente. È un problema che, per quanto mi riguarda, non conosce soluzione se non il tempo perché arrivi a lenire la perdita. Ed è anche un problema parlarne; questo blog è nato per lo svolgimento di un esame universitario, ma piano piano si è trasformato in un piccolo angolo da accudire con cura, quasi fosse una sorta di terapia.
Ed ora la domanda è rivolta a voi Lettori, Praticanti e non, a chiunque segua questo blog: quali sono le vostre emozioni nei confronti dell’Arte?

Con questo editoriale voglio augurare a tutti i lettori di Primavere e Autunni buone feste con un grazie sentito per aver sostenuto il progetto leggendo e commentando.

Jaiyou.



8 commenti:

CRAMPO ha detto...

Da come scrivi si vede che ami il Tai Ji Quan... ma come mai devi smettere? Non puoi!....

Serena Castagnola ha detto...

eh...purtroppo per questioni logistiche.
mi sono trasferita in un'altra città e quindi non voglio allenarmi con un Maestro che non sia il mio...quetione lunga :(

CRAMPO ha detto...

èh ti capisco, anch'io non cambierei Maestro perchè penso che più bravo di lui non ci sia nessuno....
In tanti pensano così....
Sembrerebbe che ci siano un sacco di maestri bravi in giro allora....

Forse potresti provare e trovarne uno nel posto dove ti sei trasferita. Se cerchi bene lo troverai.
Lo so che sembra di tradire il tuo attuale Maestro però credo che lui capirebbe se è un bravo Maestro.

Oppure, se la distanza e il tempo te lo permette puoi continuare a praticare da sola e di tanto in tanto andare dal tuo Maestro per fargli vedere i tuoi progressi e farti correggere e spiegare cose nuove.

Quello che ti voglio dire è che non devi smettere di praticare il Tai Ji perchè leggendo il tuo blog ho visto che lo ami e sarebbe come rinunciare ad una parte di te.

Se lo vuoi veramente puoi trovare il modo di continuare a praticare!

Dov'è che ti sei trasferita?

Serena Castagnola ha detto...

no certo capisco, ma io non lo faccio per una questione di bravaura (cioè sì, in parte anche per quello) ma per una questione di principio.
insomma è difficile da spiegare così.
a me piacerebbe riprendere, per carità, ma non sarebbe mai la stessa cosa...
per il praticare da sola, bè...magari quando farà più caldo perchè ora come ora andare al parco sarebbe molto improduttivo!
mi sono trasferita a milano.

CRAMPO ha detto...

Che culo!!! Se vuoi studiare Tai Ji non potevi capitare in un posto migliore!
A milano insegna Tino Wong Maestro di Tai Ji Chen metodo HONG JUN SHEN.
Se non lo conosci il Metodo HONG è il metodo applicativo del Tai Ji Chen, metodo molto impegnativo ma veramente bello e soprattutto efficace.
Questo tipo di Tai Ji viene insegnato in Italia solo a Milano alla Tana dei Dragoni (www.tanadeidragoni.it) e da noi a Prato.
Non so questa tua questione di principio in cosa consiste, certe volte l'orgoglio è dannoso, ma non conosco la tua storia quindi non voglio giudicare.
Però fossi in te una di queste sere ci passerei a dare un'occhiata...
così tanto per vedere questo tipo di Tai Ji....

Tu che Tai Ji studiavi?

Serena Castagnola ha detto...

no non è una questione di orgoglio, ci mancherebbe.
credo sia di rispetto...sai insomma...Praticare non implica mai solo andare a fare "sport", si parla di un'Arte e quindi...principi morali, stile di vita e tutto il resto.
è difficile, vorrei ma sono bloccata..
sì sono un po' ottusa a volte :P

io praticavo principalmente stile Yang.
ho fatto qualche seminario di Sun e Chen ma mai nulla di avanzato.

l'unica forma mista che ho studiato è stata la 42 come forma codificata per le gare.

CRAMPO ha detto...

Si capisco, anch'io nella tua situazione sarei molto combattuto. Ci sono un sacco di cose da considerare es. quanto rimarrai a Milano. Ti sei trasferita per un periodo corto o lungo... la cosa cambia perchè se rimarrai a Milano per sempre forse è il caso di cercare un nuovo maestro a Milano. Altrimenti continua a praticare da sola tanto anche in una sola forma c'è così tanto da studiare che ci si può stare sopra anni e via via scopri sempre cose nuove.
Comunque se ti piace il Tai Ji cerca su Youtube Tino Wong ci sono dei filmati, vedrai il metodo HONG....

Serena Castagnola ha detto...

certo...per la questione della forma hai assolutamente ragione!
ma magari quando fa più caldo :P

il per sempre a milano...no non credo, o almeno non spero...insomma in realtà dipende!