Il Maestro Gualdani dell'Istituto Wushu di Firenze ha concesso ai lettori di Primavere e Autunni un'intervista dove spiega le tappe del suo avvicinamento all'Arte e le prospettive per il Wushu oggi e qualche piccolo traguardo raggiunto.
-Come ha cominciato lo studio dell’Arte?
Alla fine degli anni settanta, dopo l'avvento della cinematografia d'azione cinese i famosi gongfupian, mio fratello maggiore iniziò lo studio del wushu allora Kungfu, persso una delle innumerevoli scuole che sull'onda di quei momenti nacquero in italia. Naturalmente erano fuochi di paglia che proponevano qualcosa che non esisteva, la metà del materiale era preso da libri d'origine americana, i nostri editori corsero alla traduzione sommaria e alla vendità di opuscoli o video in sistema pal. Dobbiamo ricordarci che la Cina è stata chiusa all'occidente fino al termine degli anni ottanta e quello che usciva era in cerca di una collocazione e cavalcava una richiesta di mercato, così e nato il wushu nel mondo così è nato in Italia, con i millantatori allora come oggi. Come fratello minore ero estasiato dalle immagini di un fratello invincibile e da li a poco lo seguii nell'allenamento era l'ottobre del 1979, giovane iniziai a scimmiottare quello che si pensava fosse il kungfu cinese. La mia fortuna è stata allora come oggi quella di trovare nel mio insegnante uno dei più curiosi esseri sulla terra e mai soddisfatto continuò per anni nella ricerca del wushu permettendomi di fare esperienze importanti, Riccardo Pattarino amico ed insegnante.
-Quali sono state le esperienze più significative?
Oltre quello personali con gli amici di allora, la prima è stata nell' 86 alla scissione del gruppo del maestro Chang, fu invitato in italia da parte del gruppo fondatore dell' Unione Italiana Kungfu Cinese, di cui il mio primo insegnante Riccardo è stato uno dei fondatori, il maesto Wang arrivato da formosa per rivedere il programma tecnico dello stile Meihuaquan. Di quei giorni ricordo il fascino della cultura cinese in cui mi immersi per la prima volta, lo studio con il maestro la sensazione di fare qualcosa di importante e l'umanità con la quale il maesto ci trattava. Fu un inizio segnato, già allora, dalle differenze, tutte italiane, i maestri non potevano allenarsi con gli allievi allora lo ero ed oggi ancora lo sono. Si dovevano studiare le forme e non conprenderne il contenuto questi allora come oggi gli errori. Alcuni mesi più tardi quella più importante dal punto di vista umano e tecnico con il maestro Kong Puiwai di Hongkong. Era la primavera dell'87 tre mesi vissuti insieme, allenarsi, magiare, parlare e viaggiare in lungo e largo per l'talia per far conoscere il maestro. Esperienze che alcuni anni dopo, agli inizi del '90, mi hanno portato a sciegliere la strada dello studio del wushu abbandonando il lavoro, anni tra l'altro difficili.
-Quali sono le sensazioni che si provano praticando con i grandi Maestri?
Non si può parlare di sensazioni ma di Formazione. Cosa ti trasmette una persona? tutte quelle con cui ho avuto esperienze, cinesi o italiani mi hanno fatto capire che per studiare, praticare ed insegnare si deve capire; e capire non è semplice. Dobbiamo eliminare dalla nostro passato quello che siamo e quello che pensiamo di essere. Una volta il maestro Zhang Dugan disse a tutti noi durante un allenamento" il mio sapere lo metto qui, chi vuole lo può prendere" Il Maestro si riferiva alla volontà dell' apprendere che è la somma di molte condizioni umane; la capacità, l'umiltà, il valore e in ultimo ma forse il più importante l'allenamento. Perche solo allenandosi si cambia il nostro corpo e lo si trasforma in quello che la disciplina richiede. L'allenamento ci da il limite anche del pensiero, dobbiamo continuamente pensare al perchè di una certa azione.Un giorno il Prof. Zhang Guangde ci spiegò il significato della tecnica " ye ma feng zhong", ed è questo che cambia le cose la conoscenza, la comprensione; da allora quando mi alleno cerco quel significato e il mio corpo, la mia mente si muovono in quella direzione trasformando quello che sono. Un vecchio detto cinese recita " quando ci alleniamo nel wushu si deve sudare anche con il midollo" (questa è una mia riduzione interpretativa perche il detto è molto lungo) questo rende l'idea dell'intensita dell' allenamento che occorre per la pratica delle arti maziali cinesi.
-Che cosa pensa del Wushu del giorno d’oggi?
Anni fà la prof.ssa Yang Li mi disse: " tutto ciò che ristagna non si trasforma e perde di valore" . Penso che ci sia in italia molta ipocrisia quando si parla wushu perchè negli ultimi anni si sono tutti nascosti dietro al termine "tradizionale". Per tradizione le arti marziali sono per pochi e selezionati, noi viviamo nel secolo delle masse e della necessità di mantenere il corpo in salute con il movimento. La cina ha sviluppato il sistema wushu in duemila anni per farne dono all'umanità e questo è un bene. Il wushu è educazione, per i bambini al movimento, per gli anziani, alla salute e con i giovani allo sport ed all'amicizia tra i popoli. Se non si fosse ipocrisia sarebbe facile realizzare quanto c'è da fare nel nostro paese con il wushu. Ci sono troppi interessi non solo economici, non che non ci debbano essere, come consequenza ad una corretta formazione, e quindi troppi insegnanti. Penso che in italia la maggior parte dei praticanti ( anche sui blog ) chiama il vestito di wushu (wushu yifu) "kimono", tutti sanno che c'è il judoji, il karateji, ecc. Il kimono è il vestito tradizionale della donna Giapponese, . C'è una cultura sommaria a causa di una approssimazione della materia e si parla di wushu senza sapere, senza approfondire, non cè sviluppo senza conoscenza e soppratutto non c'è cultura del wushu. La prerogrativa del Maestro italiano (ma forse anche europeo) e quella di diventare inseganante sulla "via di Damasco", per illuminazione inventando storie e filtrando leggende, tuttalpiù praticando un mese in cina, l'ignoranza sulla disciplina fà il resto.
-Che cosa consiglia a chi approccia per la prima volta quest’Arte?
Il mio consiglio è semplice seguire alcune piccole regole; scegliere una scuola in cui i suoi insegnanti non insegnino un pò di tutto; che la disciplina sia insegnanta ed allenanata da tempo; che ci sia un percorso di studio con insegnanti riconosciuti o che almeno sia affiliata ad un organizzazione nazionale, il confronto con gli altri è importante per progradire nella tecnica; personalmete consiglierei a tutti di spogliarsi delle conoscenze che suppongono di avere e di giudicare l'insegnamento attraverso la pratica ed il raggiungimento di obbiettivi concreti ( quando parlano di energia troppo presto è pericoloso) si parla più facilmente di elementi imperscrutabili che di fatti oggettivi. Questo è il mio consiglio, in pratica si deve cercare una scuola od un insegnante ricordandoci che se lui è bravo non necessariamente i suoi studenti lo sono si devono guardare loro e vedere se la scuola cresce , ma sopratutto si deve sapere cosa cercare, verificare tramite il web che chi parla dica cose giuste, sensate. A firenze è un dire comune ".. non si fà la spesa quando si ha fame" perchè si comprerebbe qualsiasi cosa, questo principio vale anche in altri settori compreso le arti marziali cinesi.
-Cosa significa per lei praticare?
La pratica e ormai come il sangue per il corpo, necessaria. E' un continuo confronto con il sapere con la ricerca e con il movimento. E' incontrarsi con altre culture e condividere un obbiettivo, e conoscersi attraverso gli altri. e passare del tempo con dei compagni "TONGXUE" allenarsi ed allenare e scoprire ogni giorno nuove cose e condividere con gli altri la tua esperienza.
-Ha mai avuto problemi o ripensamenti durante questi anni di pratica?
Ogni anno ho dei pensieri a riguardo per questo lavoro/missione dovuto più alla stanchezza, che al bisogno di smettere. Vedere la felicità dei miei studenti, o di coloro che praticano con noi mi rende sereno, rende piacevole questo impegno. Spero in un'attenzione al nostro lavoro da parte delle isitituzioni, Coni Federazioni e ministeri, ( salute, giovani...) perchè il wushu è l'unico sport/disciplina che può essere proposta a tutti, con tutte le condizioni fisiche, e in qualsiasi situazione, non troverà mai un karateka fuori dal suo dojo ma trovera migliaia di persone nei parchi cittadini, anche a Firenze, che praticano il wushu ( daoyin o taiji).
-Che cosa progetta per il futuro?
Il futuro del wushu dipende dalla qualità dei dirigenti del movimento sportivo e le debbo dire che non sono un gran che. In toscana ci muoviamo con mezzi e con obbiettivi importanti. Il mio primo pensiero la mattina è un centro nazionale, con lo spazio per il wushu e la cultura cinese. Quest'anno abbiamo raggiunto un obbiettivo importante, anche grazie alla partecipazione di Maurizio Tronconi della Scuola del Fiume, il riconoscimento del wushu come disciplina sportiva all'interno della facoltà di scienze motorie a Firenze, nei prossimi anni verrà isitituito un master in wushu, in collaborazione con l'università dello sport di pechino. è un piccolo passo verso l'ufficialità sono contento che sia fatto a Firenze
-grazie mille per il tempo che ha mi ha dedicato
Un grazie particolare va da parte mia ai ragazzi dell'Istituto Wushu di Firenze per lo spirito e le emozioni manifestate durante le competizioni.
1 commento:
Il maestro che venne da Taiwan si chiama Weng Cheng mao (Weng non Wang).
Spero di esservi stato utile.
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